Esplorando le fondamenta della transizione ecologica per un futuro resiliente
Perché si parla di Green Transition?
La Green Transition (tradotto in “Transizione Verde” o “Transizione Ecologica”) ha acquisito sempre più attenzione negli ultimi anni: da un lato, il termine è stato sovradimensionato e parcellizzato in tanti altri concetti, significati e definizioni, diffondendo il verbo anche dell’Economia Circolare oltre che della transizione energetica e digitale; dall’altro, in qualche momento ha ceduto di chiarezza, lasciando qualche difficoltà a chi per un motivo o per un altro non sapeva da dove iniziare, non essendo un addetto ai lavori.
Da quando si parla di Transizione Verde? È un termine davvero così recente da dare spazio a difficoltà strutturali? In realtà no, se ne parla da molto più tempo di quello che ci si aspetta, ma sotto un aspetto ancora più semplice e forse, dal punto di vista aziendale, meno accattivante: lo troviamo nelle fondamenta nel concetto di Sviluppo Sostenibile (Rapporto Brundtland, 1987[1]), ovvero “la capacità di soddisfare i bisogni della generazione presente senza compromettere quelli delle generazioni future”. Il “compromettere” raccorda tutte quelle situazioni in cui le azioni di un’azienda moderna non possono essere considerate a scatola chiusa, ma devono essere messe a confronto e correlate, tramite – ad esempio – un’analisi degli impatti, a ciò che significano per gli stakeholder di riferimento.
È proprio qui che la definizione si spinge al concetto di transizione, ovvero la trasformazione dell’industria, in senso ampio, nell’essere “operosa” secondo lo schema della Sostenibilità; non stando solo attenta al profitto Economico, ma allargando il framework di riferimento anche all’Ambiente circostante e alla sfera Sociale (framework attualmente conosciuto con la sua evoluzione nella sigla ESG[2], ovvero di riferimento per le sfere Environmental, Social, Governance di una qualsiasi organizzazione). Completando il quadro dei riferimenti, la Green Transition viene evidenziata dall’ormai consolidato Green Deal Europeo, la tanto citata strategia di crescita del vecchio continente, la quale mira a trasformare l’Europa consolidando un’economia responsabile, efficiente e competitiva (da cui il PNRR a noi più vicino).
Un innovativo insieme di direttive che, nell’organico, vogliono incentivare l’industria ed i servizi a evolversi verso una sostenibilità piena: attenta alle risorse che utilizza, a come le utilizza, attenta al territorio ed alle proprie emissioni, attenta al consumo dell’energia, all’autoproduzione ed alla gestione dei rifiuti (etc.). Non è in un intervento di superficie che si trovano gli elementi chiave per un’azione importante di cambiamento: si possono trovare idee e spunti, che applicati ad un percorso di consolidamento delle conoscenze e competenze, possono portare a mettere a terra le basi per una transizione verde; verso risultati, strategici e non, nel medio lungo termine. L’ottica formativa e consulenziale applicata al contesto di lavoro, è chiave facilitante per una transizione di successo: il confronto aperto e l’acquisizione di idee (da più ambiti professionali) sono due elementi fondamentali per raggiungere le pietre miliari di ciò che è, di per sé, un cammino organizzativo complesso e rivoluzionario.
[1] https://www.mase.gov.it/pagina/il-contesto-internazionale
[2] https://economiapertutti.bancaditalia.it/notizie/i-criteri-esg-e-la-finanza-sostenibile-cosa-significa-questa-sigla/
Fabio Camilloni, Learning Designer