Intervista a Andrea Fabris, Human Capital Manager PwC

Massimizzare il percorso dei nuovi dipendenti con un processo di onboarding efficace.

1. Perché è importante l’onboarding e quali benefici offre ad aziende e dipendenti?

Adottare una strategia di onboarding efficace è una delle azioni più rilevanti che si possa mettere in atto perché genera un impatto positivo sia per i New Joiner che per l’azienda stessa.

L’onboarding ha il ruolo fondamentale di creare, sin dall’inizio, engagement con i nuovi assunti, introducendo ogni persona alla cultura aziendale e al proprio ruolo professionale. Avere una practice consolidata, dimostra l’impegno dell’azienda nel supportare un inserimento rapido ed efficace delle proprie persone, permettendo loro di muovere i primi passi con maggior sicurezza e di cominciare a sviluppare un senso di appartenenza che nasce dall’identificazione con i valori – non solo raccontati durante il Welcome onboard – ma manifestati / espressi attraverso azioni concrete.

Un processo di onboarding strutturato offre numerosi benefici ai nuovi assunti. Innanzitutto, crea una connessione immediata con il buddy, una figura di riferimento fondamentale, e con i colleghi del proprio team, favorendo l’integrazione. Inoltre, fornisce chiarezza e affidabilità attraverso un accesso tempestivo alle informazioni relative al lavoro e alle politiche aziendali, agevolando l’orientamento. Infine, stimola il dialogo facilitando  il networking interno e consentendo ai nuovi assunti di sentirsi a proprio agio nel porre domande e esprimere dubbi.

La diversità di azioni messe in atto nei confronti dei New Joiner, rende possibile un coinvolgimento che innesca una connessione positiva con l’azienda con un impatto positivo sulla  produttività e sul tempo di permanenza del dipendente.

2. Quali sono gli “ingredienti” che non possono mancare in un processo di onboarding  efficace?

Gli ingredienti essenziali sono la trasmissione efficace dei valori, della cultura e un’adeguata integrazione. E’ fondamentale adattare il processo di onboarding alla dimensione e al mercato dell’azienda, considerando le diverse esigenze e strutture.

I principi e gli “ingredienti” quindi sono simili in tutte le realtà:  cambia la messa a terra e l’applicazione.

3. Quanto dovrebbe durare idealmente un processo di onboarding?

Non esiste un processo standard, la durata ideale può variare dalla tipologia di azienda, dalla sua organizzazione e dal settore in cui opera. Di norma il processo di onboarding dura da un minimo di 3 a un massimo di 6 mesi. Le aziende più performanti arrivano fino ad un anno per agevolare quanto più possibile l’ingresso delle persone.

Lo scopo è permettere al neoassunto di abituarsi al ruolo, prepararsi alle nuove responsabilità, sentirsi apprezzato e ottenere tutte le conoscenze necessarie per poter lavorare nel modo migliore.

4. Se fosse un oggetto, cosa sarebbe l’onboarding in azienda?

Curioso pensare ad un oggetto, non è facile, ma penso che una bussola possa rispondere a questa domanda. L’onboarding è un processo strategico di orientamento dei New Joiner, che consiste in una serie di azioni che ne favoriscono l’inserimento in azienda, aiutandoli a comprenderne la cultura e le dinamiche, per essere produttivi nel minor tempo possibile.

Clicca per votare questo articolo!
[Total: 0 Average: 0]