Intervista a Delia Pesenti, HR Director in HP Italy

Qual è una domanda che ti stai ponendo da tempo per la quale non trovi una risposta?

Mi interrogo costantemente: dopo un lungo percorso in HR con ruoli differenti ci sono state diverse domande nelle diverse fasi della carriera. Dapprima: E’ il lavoro giusto per me? Ho possibilità di emergere in questo lavoro? Oggi è un momento di bilanci professionali e individuali: Quello che ho fatto è stato utile agli altri? Quali sono gli aspetti da migliorare? Cosa posso ancora dare? Dipende molto dal carattere: sono una persona a cui piace mettersi in gioco e sentirsi soddisfatta. Le domande e le considerazioni personali mi portano a riflettere più in generale sul ruolo di HR in questo periodo storico: siamo passati da fasi molto costruttive e appassionanti a fasi più dure e contenutive. Oggi HR entra in ambiti nuovi come quelli dell’Health & Safety affrontando nuove sfide e sviluppando nuove skill. La pandemia ha rifocalizzato HR sul concetto chiave di Benessere Organizzativo: HP è da sempre sul tema e ogni anno viene riconosciuto il suo impegno per la salvaguardia della salute da Regione Lombardia  come luogo di lavoro che promuove la salute (Workplace Health Promotion). La pandemia ha riportato al centro questo tema a livello sia Corporate che locale: le strategie legate al wellbeing calate nelle varie country hanno dato nuova linfa alla gestione delle persone. Tematiche come la gestione delle emozioni, l’ergonomia e la nutrizione hanno trovato un nuovo e più importante focus.

Quale è a tuo avviso la competenza trasversale “più utile” in questo periodo storico? E perché?

La resilienza: è una competenza trasversale fondamentale che abbiamo fortemente allenato negli ultimi mesi/anni. Il distanziamento imposto dalla pandemia ha avuto un forte impatto per me come HR e per i manager che devono gestire da remoto le proprie risorse. Questo periodo ci ha insegnato la flessibilità, la pazienza e anche la sopportazione, tanto che ognuno di noi ha dovuto attingere da risorse interiori e intime: sia per potenziare le proprie capacità di ascolto sia per gestire le emozioni e infine comunicare in maniera efficace. Torniamo in qualche modo al tema del wellbeing.

Quale è la competenza trasversale “più difficile” da allenare e perché?

Nella mia esperienza non sono facili da allenare l’empatia e l’intelligenza emotiva. Credo che, in particolar modo, la capacità empatica di mettersi nei panni degli altri sia una competenza innata, “quasi genetica”, sulla quale puoi continuare a dare stimoli, ma ci sarà sempre una soglia. A completamento, credo che il concetto di gentilezza in azienda sia da sviluppare, sia in ottica di clima, che di raggiungimento di obiettivi professionali.

Quale è la competenza trasversale “più rara” nelle risorse? E nei manager?

Nel mondo del lavoro si tende a porre il proprio focus principalmente su obiettivi economici, e questo naturalmente è comprensibile e corretto in una logica di business, ma il rischio è di perdere di vista l’importanza delle relazioni, creando una cultura aziendale non sufficientemente orientata all’empatia, che, come tale, è in realtà funzionale sia al benessere lavorativo, che ai buoni risultati di business. Mi piace ricorrere al concetto di intelligentia latina intesa nel senso ampio di capacità di percepire e di conoscere: questo concetto dovrebbe essere alla base dei nostri rapporti relazionali e i manager senior dovrebbero trasmetterlo ai giovani in ingresso nel mondo del lavoro. Ricordo una domanda di un neolaureato appena inserito in azienda: “E’ molto utile l’intelligenza emotiva in azienda?” Mi stupì la scarsa consapevolezza su questo tema. La mia risposta fu molto diretta: “Se tu non possiedi l’intelligenza emotiva, non puoi fare un vero percorso di carriera”.

Cosa hai imparato dalla gestione dei progetti complessi?

Ho imparato come tutti tante cose. Una della prima cose che ho imparato è il tema di responsabilità e di ownership di progetto. Quando tu sei in un progetto non esistono recinti di ownership, è tua a 360°. Questa capacità porta ritorni positivi anche al concetto di “essere imprenditori di se stessi”. Lo dico sempre ai nuovi assunti: è fondamentale imparare a muoversi in un sistema veloce e complesso da un lato, ed estremamente strutturato dall’altro. Una rosa di abilità apparentemente antitetiche, ma che devono essere sviluppate contemporaneamente: pianificazione, sponsorship, comunicazione chiara ed efficace, ingaggio del team.

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