Come sviluppare la cultura della sicurezza in azienda e come la psicologia può esserci di aiuto.

Intervista a Mariam Massri, HS Manager, Solvay  

Come sviluppare la cultura della sicurezza in azienda?

Negli ultimi anni siamo passati dalla filosofia “formazione e controllo” alla strategia della “persona al centro” per renderla consapevole che è lei la fautrice della propria sicurezza.

La formazione è fondamentale per far interiorizzare questa consapevolezza: in particolar modo il concetto che anche l’improbabile può accadere, e far comprendere che la volta che ti va male può essere anche l’ultima.

Come si mette a terra tutto questo? A mio avviso attraverso la Psicologia ed in particolare tre principali filoni teorici:

-La teoria dell’ABC: spiegando come ragioniamo e perché ragioniamo in un certo modo. Quali sono le motivazioni che ci portano a prendere dei rischi? Perché pensiamo che violare una regola non sia poi così determinante per creare l’infortunio? Di fatto, l’improbabile rende più facile contravvenire alla regola perché, se io avessi la certezza che il “non rispetto la regola” UGUALE” mi faccio male”, tutti le seguirebbero maggiormente. Più in generale, tendiamo a considerare maggiormente l’effetto positivo immediato che una determinata azione provoca, rispetto alla probabilità del danno che questa può provocare.

-Bilancia decisionale: spiegando come e perché prendiamo certe decisioni. Sono concetti fondamentali per comprendere come prendere decisioni che poi determinano comportamenti sicuri.

-Il Funzionamento del nostro cervello. ll cervello rettiliano è stato il primo a svilupparsi ed è deputato alla sopravvivenza in modo istintivo; produce la conoscenza comportamentale innata, cioè la tendenza a compiere azioni istintive con lo scopo di rispondere a bisogni primitivi di sopravvivenza, come l’esplorazione, la ricerca del cibo, la dominanza di rango e la sessualità. Il cervello limbico o emotivo è presente in tutti i mammiferi e controlla la memoria, le emozioni e alcuni comportamenti sociali e di apprendimento. È quindi legato alla conoscenza affettiva, cioè ai sentimenti soggettivi, alle reazioni emotive e alle emozioni sociali come l’ansia da separazione, il gioco e l’attenzione materna. La neocorteccia o cervello cognitivo è il cervello più “moderno”, svolge attività come risolvere problemi, prendere decisioni, riflettere, permette di concentrarsi, mettere in pratica l’autocontrollo e regolare il comportamento sociale. È la sede delle funzioni di apprendimento, linguaggio e memoria. Può anche essere definito come il cervello “razionale”.

In Solvay come avete risposto alla domanda di sicurezza?

Noi in Solvay abbiamo progettato dei piani formativi che prevedono diversi step volti ad accrescere la consapevolezza, ovvero:

  1. capire come prendiamo le decisioni
  2. capire quali strumenti abbiamo a disposizione per prendere la decisione sicura
  3. far toccare con mano i rischi ricorrendo alla realtà virtuale
  4. comprendere come acquisiamo un’abitudine e come utilizzare le nostre parte del cervello affinché acquisisca abitudini sicure
  5. accompagnare nel day by day attraverso la definizione e comunicazione efficace delle “regole salvavita”

Oggi siamo in una situazione in cui tutti conoscono le regole.

Ma perché poi non tutti le rispettano?  È qui la sfida delle aziende: far interiorizzare comportamenti sicuri attraverso la consapevolezza e non il controllo.

Cosa significa per voi “accompagnare le persone nel day by day”?

In Solvay abbiamo uno Staff di persone “sul campo” che si confrontano con le persone sulle tematiche legate alla sicurezza, in particolare regole e comportamenti, utilizzando tecniche di comunicazione basata sull’ empatia.

Quali difficoltà si incontrano nella messa a terra di una cultura della sicurezza in azienda?

La difficoltà principale è legata all’età delle persone: è molto più facile far interiorizzare la cultura della sicurezza per i giovani neoassunti, che cambiare il mindset e il background a persone di 40/50 anni.

In secondo luogo, c’è il tema che lavorare in sicurezza è più faticoso e richiede più energia: l’uomo d’istinto vorrebbe fare meno fatica possibile.

Il Tempo è un altro (falso) problema insieme alla disponibilità economica delle aziende. In realtà dovrebbe passare il concetto che la sicurezza non è un costo, ma è un investimento. Le Performance sulla Sicurezza dovrebbero diventare un reale parametro determinante nell’acquisizione degli appalti!

In Solvay avete un Sistema di gestione dei dati sicurezza?

Certo, anche in virtù del fatto che abbiamo all’interno dello stabilimento 25 aziende-fornitori fisse.

Analizziamo costantemente le performance HSE di queste aziende attraverso un sistema a “semafori”, ed elaboriamo dei piani di azione per riportare a target le aziende “non performanti”.

La condivisione è fondamentale: facciamo riunioni periodiche con i datori di lavoro per definire con loro performance e action plan in caso di scostamento dalle performance standard.

Con loro abbiamo siglato il “Patto Sicurezza Insieme” firmato da tutti i datori di lavoro e creato in partnership mettendo insieme i punti importanti per sviluppare la cultura della sicurezza. Sono stati organizzati Gruppi di lavoro tra imprese per progettare piani di sviluppo comuni.

È stato particolarmente efficace la creazione del gruppo Safety Friends: un team di ASPP e RSPP che giornalmente sono presenti nei diversi cantieri a supporto della sicurezza.

La forza di questo patto nasce proprio dalla condivisione e dalla co-creazione di piani di sviluppo comuni.

La formazione è un punto cardine di questa condivisione.

Quale è la tua sfida professionale per il 2023?

Ho diverse sfide e punti di sviluppo.

Sicuramente modernizzare i nostri processi con tecnologie più avanzate, e continuare nel cambiamento e nella trasformazione: un punto fondamentale è passare da una strategia “top down” a una “down top”.

A questo proposito abbiamo creato il Gruppo dei Safety Influencer: colleghi, in genere capi fabbrica e capi reparto, il cosiddetto Middle Management, che hanno una forte influenza sulle persone e allo stesso tempo possono conoscere l’umore dei propri collaboratori. Questo Gruppo supporta la direzione nella definizione dei piani con uno scambio continuo sugli asset da migliorare e sul benessere stesso di tutti collaboratori.

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