Intervista a Monica Magri, Group Hr & Organization director di The Adecco Group Italia

Come va? Quali nuove esperienze emergono dal cammino intrapreso in questi anni?

Questi anni, di forte rinnovamento generale e di caduta di tanti paradigmi, stanno rafforzando il ruolo dell’HR come regista e coordinatore ma, soprattutto, come elemento di mediazione all’interno dell’azienda. La responsabilità oggi è quella di orientare il cambiamento verso il futuro. Tuttavia, i Dipartimenti HR hanno sentito molto l’onere e il peso psicologico di questa responsabilità. In certi momenti è normale sentire un senso di “solitudine” e chiedersi “Chi si prende cura di noi HR?”. È forte il bisogno di confronto per accogliere la grande sfida di armonizzare quanto abbiamo appreso in questi anni di cambiamento affrontando tante nuove e urgenti problematiche e provando a non lasciare indietro nessuno.

Cosa ti colpisce maggiormente dei cambiamenti di questo ultimo anno?

Mi colpisce molto il cambiamento profondo nelle dinamiche che sottendono il nuovo modo di lavorare, ove il rapporto responsabile-collaboratore è sempre più basato sulla fiducia e non sul controllo. Un cambiamento di leadership, dunque, ove è costante e giornaliero il mettersi alla prova con nuove modalità di gestione, rispetto a quello a cui si era abituati. Vale la pena valorizzare tutto questo sforzo e le competenze relazionali messe in gioco: empatia, ascolto, gestione dello stress.

Questo rinnovamento va ora formalizzato dal punto di vista delle competenze, per non dimenticarci degli apprendimenti vissuti in modo informale!Formalizzare le nuove competenze, vuol dire riconoscerle, averle chiare come orientamento e guida per tutti, utilizzarle come linee guida, per il sostegno di coloro che si trovano in un momento di empasse e non sanno da che parte andare.

Oggi continuiamo a convivere con il cambiamento e ad anticiparlo.

Qual è l’esperienza più significativa che vuoi condividere?

La speranza è quella di avere superato il picco di malessere causato da continui cambiamenti, incertezza e insicurezza. Restano tanti strascichi che devono essere metabolizzati per la salute e il benessere delle persone. Inoltre, oggi le persone si fanno molte più domande per capire se sono soddisfatte del loro lavoro. Questo è un elemento chiave che pone al centro sia l’attraction che la retention.

Oggi l’engagement si basa molto sul senso di felicità o benessere che la persona prova all’interno del proprio contesto lavorativo.

Questa è una chiarissima indicazione per la governance HR ed è un chiaro trend cross generazionale. Avere un balance tra vita personale e professionale è di estrema importanza e le relazioni sono al centro di questo bilanciamento. Tanto più le nostre relazioni sono positive, tanto più si gestiscono i conflitti, si risolvono i problemi quotidiani e si tiene sotto controllo il malessere.

Qual è oggi la sfida maggiore che senti?

La sfida sta nella sostenibilità delle relazioni all’interno dell’organizzazione, a partire da quella con il/la propria manager che sempre più funge da coach e ha la responsabilità di dare valore alla cooperazione tra le persone della propria squadra e con altre funzioni. È fondamentale ricordarsi che il lavoro passa per la condivisione di uno stesso obiettivo, eliminando tutto ciò che si rileva uno stress inutile. Questo presuppone una spinta verso la mediazione e la cooperazione come attitudini fondamentali e strettamente correlate al successo del business.

La cooperazione non porta alla perdita di competitività, bensì facilita l’orientamento delle energie vs gli obiettivi comuni, eliminandone la tossicità. La sfida è quella di superare la visione di antitesi che c’è tra competitività e benessere.

Qual è l’augurio che fai alle aziende e in particolare al Gruppo Adecco?

Avere il coraggio di essere più umani, essere umanisti, perché c’è bisogno di rinnovare il modo in cui le aziende guardano alla società, proprio perché in questo momento stiamo sperimentando tutti i limiti dei modelli attuali; un approccio più umanistico, con la persona al centro, può sicuramente farci evolvere e ispirarci nel vedere l’impresa in modo diverso.

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