Intervista a Carlo Serra, Maestro Zen e Abate di cinque Templi Zen in Italia

Dal mondo dell’immagine alla pratica zen: l’ispiratrice trasformazione di un fotografo in monaco.

Quando e quale è stata la scintilla che ti ha avvicinato alle pratiche buddhiste zen?

Nella mia precedente vita mi occupavo di comunicazione ed immagine. Usavo la fotografia come arte.

Avvicinandomi all’essenzialità della comunicazione attraverso l’immagine sono arrivato a fotografare dei muri bianchi… guarda caso il muro bianco è proprio il setting dove il monaco fa meditazione. Ho quindi fatto un passo oltre; sono andato oltre il muro bianco, ed ho iniziato ad occuparmi di pratiche meditative zen.

Lo zen è infatti una pratica che da secoli guarda all’essenzialità, così ho deciso di approfondire seriamente questa metodologia della coscienza andando direttamente in Giappone, a Tokio, in monastero, dove poi sono rimasto per quattro anni per effettuare il percorso di formazione tradizionale.

Una volta tornato in Italia ho sentito l’esigenza di aprire un primo centro zen residenziale in una città come Milano. Un centro urbano, e non un eremo di montagna… perché ritengo che gli abitanti delle grandi città abbiamo più bisogno di trovare la ragion d’essere, una via di consapevolezza, nella propria quotidianità.

Da Milano poi abbiamo aperto a Padova, a Napoli, a Cecina, a Pesaro ed abbiamo fondato anche un Monastero di Formazione vicino a Berceto, alle pendici dell’appennino tosco-emiliano.

Prima rappresentavo, attraverso la fotografia, il mio sentire; oggi coniugo ciò che ho dentro con ciò che vivo, grazie alla pratica dello zen.

Rappresentare la vita attraverso la propria vita.

Da dove nasce l’idea di Dharma Academy, con quale obiettivo e come siete organizzati?

Dharma Academy nasce con l’intento di raccogliere le persone isolate durante il lockdown per praticare meditazione e ascoltare insieme insegnamenti di valore.

In poco tempo si è trasformato in un vero e proprio istituto di alta formazione. Patrocinato dall’Unione Buddhista Italiana ed Europea, oggi ha legato rapporti con varie Università del Mondo, dalla Komazawa University alla UCLA, passando per la Ca’Foscari di Venezia, con le quali ha sviluppato il primo corso triennale in Buddhismo Zen d’Europa.

Oltre a questo importante corso, il portale contiene una cinquantina di meditazioni guidate, dei corsi di calligrafia e di cucina Shojin Ryori.

Metodologie e pratiche millenarie che hanno di certo un valore culturale, ma soprattutto un valore nella pratica dello sviluppo della consapevolezza.

E’ stato semplice trovare le competenze dei collaboratori con cui lavori?

I progetti nascono da un dialogo intenso con i praticanti; è come se nascessero dentro i nostri centri. Avendo sei centri zen e quindi una grande comunità molto eterogenea (sia geograficamente che lavorativamente), le competenze spesso sono già presenti; la sfida è scoprire, coinvolgere e valorizzare queste competenze all’interno delle nostre attività.

 

Filosofia Zen e Link con il mondo aziendale: raccontaci le tue esperienze

Zen e lavoro sono strettamente interconnessi. Nello zen infatti il lavoro viene considerato una pratica per sviluppare la consapevolezza, al pari della meditazione.

Ha addirittura un nome specifico, SAMU, che nella pratica monastica occupa la quasi totalità di una giornata come nella vita laica occidentale, dove il lavoro occupa la maggior parte della vita di una persona.

Le esperienze avute sono sostanzialmente di due tipi: noi in azienda, o l’azienda in monastero. Nel primo caso portiamo delle pratiche e degli esercizi che si integrano in un percorso formativo aziendale; nel secondo caso l’azienda si adatta ai tempi e alle pratiche del monastero zen: esercizi energetici, meditazione, lavoro in consapevolezza, studio.

Nelle relazioni avute con le aziende ho sempre notato tanta apertura ed entusiasmo nei confronti dello Zen, ma anche capacità di entrare velocemente nella profondità della pratica.  In generale vedo la capacità di coglierne il bello e il buono, tanto per la vita personale che per quella lavorativa – che ha dire il vero – sono a tutti gli effetti la stessa cosa.

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