Usiamo i dati per costruire una strategia aziendale basata sulla sostenibilità e l’economia circolare

Le decisioni manageriali, soprattutto riguardo alle questioni strategiche, devono basarsi su dati solidi e aggiornati. Questo vale per le variabili finanziarie, la relazione con i clienti e la produttività. Si tratta di un principio condiviso, ma non sempre facilmente applicabile in modo strutturato ed efficace. Tuttavia, il solo controllo e la misurazione di queste variabili non sono più sufficienti a garantire la capacità di un operatore economico di restare competitivo e creare valore nel lungo periodo. In sintesi, questo insieme di variabili non garantisce la resilienza.

Per avere successo nel lungo periodo, è necessario porsi le giuste domande sull’impatto ambientale e sociale dell’azienda, individuare nuove variabili, raccogliere dati pertinenti e implementare sistemi di gestione efficaci.

L’assenza di iniziativa in questo ambito può causare problematiche di diversa natura:

  • Incapacità di rispondere alle richieste regolatorie sempre più stringenti;
  • Peggioramento del posizionamento competitivo, ad esempio nei bandi di gara che valorizzano la performance ambientale;
  • Difficoltà nell’approvvigionamento di capitali.

Per questi motivi, è fondamentale disporre e lavorare con dati di sostenibilità.

Sviluppo

L’attuale modello economico e industriale si basa sull’estrazione di materie prime vergini e sulla produzione di rifiuti e inquinamento in ogni fase del ciclo di vita del prodotto. Questi fenomeni vengono spesso considerati mere esternalità negative del sistema industriale, un errore concettuale grave. Infatti, rifiuti e inquinamento restano all’interno del sistema produttivo, con costi elevati per la collettività in termini di salute pubblica e degrado ambientale.

Economisti come Kenneth Boulding, Walter Stahel e Kate Raworth propongono un’alternativa concreta: un sistema basato sulla circolazione e ricircolazione delle risorse e sulla rigenerazione dell’ambiente, noto come Economia Circolare. Questo modello affronta sfide cruciali come il cambiamento climatico, l’inquinamento e la perdita di biodiversità.

La transizione verso l’economia circolare richiede l’assimilazione consapevole di tre principi fondamentali:

  • Eliminare rifiuti e inquinamento;
  • Mantenere in circolo prodotti e materiali al loro valore più alto;
  • Rigenerare la natura.

Nonostante l’economia circolare sia stata adottata come paradigma chiave da enti internazionali come le Nazioni Unite (Sustainable Development Goal n. 12 “Responsible Production and Consumption”), l’Unione Europea (Piano d’azione per l’Economia Circolare, 2021; EU Taxonomy Regulation, 2021) e il legislatore italiano (Strategia Nazionale per l’Economia Circolare, 2022), la sua implementazione su larga scala a livello aziendale è ancora limitata. Parte di questa lentezza deriva dalla difficoltà di definire key performance indicator (KPI) adeguati per misurare la performance aziendale.

Esempi concreti

L’assenza di dati chiave sulla sostenibilità porta spesso a letture distorte della realtà economica. Ecco due esempi concreti:

  • Se una testata economico-finanziaria lancia l’allarme sulla crisi del settore moda, riportando una flessione del PIL di settore di oltre 5 punti percentuali negli ultimi dodici mesi senza menzionare il tasso di impiego di materie riciclate (“materie prime seconde”), si potrebbe erroneamente concludere che l’unica soluzione sia aumentare la produzione. Tuttavia, il settore ha già raddoppiato i volumi negli ultimi 15 anni (Euromonitor International Apparel and Footwear) e registra stabilmente un tasso di riciclo “closed loop” inferiore all’1%.
  • Se un rappresentante di Confindustria afferma che il Green Deal europeo ha favorito la concorrenza straniera senza considerare la dipendenza italiana da materie prime ed energia importate, si potrebbe pensare che la competitività passi per un maggiore offshoring. In realtà, come affermato dal Cancelliere tedesco Olaf Scholz: “Se parliamo di sovranità economica, allora dobbiamo anche parlare di una reale transizione dell’Europa all’Economia Circolare”. Solo includendo dati chiave come l’uso di materie prime seconde, energia rinnovabile e simbiosi industriale è possibile interpretare correttamente la situazione e sviluppare strategie efficaci.

Conclusione

Per misurare la performance di sostenibilità e la transizione all’economia circolare, è essenziale quantificare i risultati concreti già ottenuti, ad esempio:

  • Flussi di materiali;
  • Consumo energetico;
  • Uso dell’acqua;
  • Valorizzazione di scarti e rifiuti.

Al contempo, è fondamentale monitorare i fattori abilitanti, come:

  • Modelli di business che prevengano la creazione di rifiuti e inquinamento;
  • Coinvolgimento della leadership e degli stakeholder;
  • Sistemi e infrastrutture per tracciare, raccogliere e reimmettere materiali nel ciclo produttivo.

Monitorare queste variabili permette di definire obiettivi industriali basati su dati scientifici e di avviare strategie capaci di generare valore economico, ambientale e sociale.

Marco Girolamo Guarna, Professore, Scientific Advisor e Course Leader

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