La sostenibilità spiegata ai bambini: perchè risulta fondamentale educare i più giovani alla sostenibilità.

In molti Paesi dell’Unione Europea, l’educazione alla sostenibilità è già parte delle attività curricolari della Scuola primaria e secondaria come area di apprendimento trasversale.

In questi sistemi l’approccio alla didattica, in tutte le discipline come la Scienza, la Geografia o la Storia, è chiamato a integrare un modo rinnovato di progettare le attività, che includa una prospettiva sostenibile e interdisciplinare.

Se ci pensiamo, già in tenera età i bambini sono incuriositi dalle forme e dai colori dell’ambiente che li circonda. Per i più piccoli il contatto con la natura è fondamentale, non solo perché permette loro di sviluppare i sensi e la creatività ma anche perché imparano valori importanti per la loro crescita. L’insegnamento di pratiche sostenibili, sin dalla giovane età, non solo forma cittadini consapevoli ma promuove anche uno stile di vita eco-friendly.

Insegnare ai bambini la sostenibilità rappresenta un investimento cruciale per il futuro del nostro pianeta. La consapevolezza ambientale sin dalla giovane età non solo insegna loro a rispettare la natura ma contribuisce a formare cittadini responsabili. I bambini che comprendono l’importanza della conservazione delle risorse, del riciclo e della riduzione dell’impronta ecologica sono più propensi a adottare uno stile di vita eco-friendly.

Questo apprendimento non solo beneficia direttamente l’ambiente ma anche la società nel suo complesso, poiché i futuri adulti avranno una prospettiva più attenta e rispettosa verso il nostro pianeta condiviso. La sostenibilità diventa così una filosofia di vita radicata, destinata a guidare le scelte quotidiane di coloro che saranno custodi del nostro mondo domani.

Come sono messe le scuole in Italia e in Europa, sotto questo punto di vista? Il rapporto Learning for Sustainability in Europe: Building Competencies and Supporting Teachers and Schools si propone di esplorare in modo approfondito le attuali dinamiche e i progressi compiuti dai paesi europei nella promozione di un’educazione orientata alla sostenibilità, rispondendo così alla Raccomandazione sull’apprendimento per la transizione verde e lo sviluppo sostenibile adottata dal Consiglio Europeo.

A questo riguardo l’Italia si posiziona, insieme a diversi paesi tra cui anche Francia e Spagna, Norvegia, Svezia, Finlandia, tra le nazioni che includono i temi della sostenibilità a livello cross-curricolare, sia in termini di obiettivi e valori generali, sia in relazione alle indicazioni specifiche fornite sulle loro modalità di inclusione, dal momento che i nostri quadri normativi primari, le Indicazioni Nazionali 2012 e le Indicazioni Nazionali e Nuovi Scenari 2018 li menzionano esplicitamente. Tuttavia, pur avendo negli ordinamenti l’insegnamento di Educazione Civica che comprende la sostenibilità come uno dei tre nuclei fondanti, l’Italia non rientra tra i paesi europei (un quarto circa tra quelli partecipanti allo studio) che insegnano la sostenibilità come materia separata.

Solo una dozzina di sistemi prevede una formazione specifica sulla leadership della sostenibilità, e tra questi non è inclusa l’Italia. Circa tre quarti dei sistemi educativi forniscono materiali didattici, risorse o linee guida su come integrare la sostenibilità nell’insegnamento e, tra questi, figura anche l’Italia. La maggior parte di questi sistemi dispone anche di reti o comunità di pratica dedicate in cui insegnanti e dirigenti scolastici possono scambiare informazioni, condividere le migliori pratiche e costruire partenariati. In più della metà dei sistemi educativi esaminati, gli insegnanti hanno accesso a unità di competenza o centri di educazione alla sostenibilità (non è il caso dell’Italia), ma solo in una dozzina di sistemi gli insegnanti possono ricevere il supporto da coordinatori della sostenibilità, delegati o mentori.

Il Fondo sociale europeo però, attraverso i Progetti Pon, mirerà a inserire nelle scuole l’educazione alla sostenibilità.

In diverse regioni le questioni ambientali sono diventate il fulcro di molte attività educative e lo saranno anche per la prossima programmazione del nuovo Fondo sociale europeo plus (15 miliardi per l’Italia) che si pone tra gli altri l’obiettivo di formare 5 milioni di persone nei settori della green economy.

Alcuni esempi dell’impegno delle scuole italiane? L’Istituto “Salvatore Quasimodo” di Agrigento è stato premiato dal Ministero dell’Istruzione per aver realizzato un laboratorio creativo di teatro avendo come tema le problematiche legate all’ecosostenibilità, all’inquinamento e alle nuove emergenze causate dai cambiamenti climatici e dall’uso indiscriminato di plastica che inquina i nostri mari. Il Liceo Artistico e Linguistico “Pablo Picasso” di Pomezia, ha ridisegnato le sue aule con il progetto “Idee di cartone” che sono diventate esempio di design ecosostenibile, a impatto zero.

Mentre nel resto del mondo… ll tour delle migliori scuole sostenibili inizia dalla Green School di Bali, la quale è nata dall’idea di adottare un approccio olistico che educasse all’ecologia. La prima grande innovazione è nel materiale di costruzione, perché l’edificio scolastico è realizzato interamente in bambù, materiale rinnovabile ed ecosostenibile. Il bambù vanta una resistenza alla compressione che può essere paragonata a quella del calcestruzzo e un rapporto forza-peso equiparabile a quello dell’acciaio, è dunque resistente anche ai terremoti. In Nigeria, invece, si trova la Makoko Floating School, una scuola galleggiante ideata per fronteggiare l’annoso problema delle inondazioni. L’idea di costruire una scuola galleggiante è venuta ad un architetto nigeriano che ha riadattato la palafitta locale, per realizzare una scuola in grado di ospitare fino a cento bambini. La costruzione dell’istituto galleggiante è stata realizzata con il legno locale, 256 barili di plastica e lattine riciclate. ll giro del mondo termina in Italia, in provincia di Reggio Emilia. L’asilo nido di Guastalla sorge in un sito ridotto in macerie dal terremoto del 2012. Il progettista è il bioarchitetto Mario Cucinella, che ha dato vita a una struttura unica al mondo nel suo genere, l’asilo balena. Varcato l’ingresso, l’impressione è di trovarsi nel ventre di una balena perché la struttura lignea ne evoca la forma. Sul tetto dell’asilo è installato un impianto di pannelli fotovoltaici, mentre il cortile viene irrigato ricorrendo a un ingegnoso sistema di ricircolo dell’acqua piovana. Al risparmio energetico contribuiscono gli infissi a taglio termico e le vetrate continue a tutta parete. L’impatto ambientale è ridotto quasi a zero, se si pensa che tutti i materiali impiegati per la costruzione sono naturali o riciclati. Per migliore il benessere psico-fisico dei bambini, l’asilo è stato dotato di un giardino sensoriale, attraversato da una fitta rete di percorsi ad hoc. Sulle macerie provocate dal forte sisma del 2012, è stato costruito un asilo nido che educa al rispetto della natura, si integra perfettamente con il territorio circostante e invita alla oculata gestione delle risorse.

Le basi ci sono ma molto è ancora il lavoro da fare. Sicuramente è importante essere consapevoli del punto in cui ci troviamo e dell’urgenza di educare noi stessi e le nuove generazioni ad un approccio più sostenibile nei confronti della nostra casa, che è il nostro pianeta.

Chiara Araudo, Training Project Manager, Mylia

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