Perché è importante pensare “sostenibile” nel 2024.
L’idea di sostenibilità e dunque di sviluppo sostenibile presenta una natura complessa, soggetta a numerose interpretazioni, ma la definizione universalmente riconosciuta risale al 1987 e si trova nel cosiddetto Rapporto Brundtland – dal titolo “Our common future” -, il quale pone l’attenzione sui principi di equità intergenerazionale e intragenerazionale.
Il rapporto identifica per la prima volta la sostenibilità come la condizione di uno sviluppo in grado di “assicurare il soddisfacimento dei bisogni della generazione presente, senza compromettere la possibilità delle generazioni future di realizzare i propri”, conducendo alla consapevolezza che le mie decisioni e azioni (del presente) hanno un impatto sia nell’immediato che sul futuro (patto intergenerazionale). Direttamente collegato a questo approccio, dobbiamo considerare anche quello intragenerazionale, il quale prende forma dal pensiero che non esiste un futuro, se non ti prendi cura del presente: viene quindi sottolineata l’importanza di garantire che le opportunità, i benefici e gli oneri dello sviluppo siano distribuiti equamente all’interno della società; e dunque non soltanto tra le generazioni, ma anche tra individui che vivono nella stessa contemporaneità. Sono quindi due concetti interconnessi ed entrambi mirano a garantire una distribuzione giusta delle risorse e delle opportunità.
In particolare, il pensiero di Mylia si rivolge ad una sostenibilità human centered: non è l’ambiente ad essere sostenibile ma è l’uomo che crea le giuste circostanze e condizioni per la sostenibilità, un approccio che funziona in relazione ad una collettività, cioè i singoli che agiscono per il bene comune e in sinergia, unitamente ad un apprendimento collettivo continuo. Le strategie per la sostenibilità non sono infatti già tutte note e definitive; si rimanda all’impegno individuale di ciascuno di noi e alla collettività per un miglioramento continuo del modello che in questo momento viene applicato. Questo significa condizioni di lavoro migliori, messa in campo di servizi più sostenibili, capacità dei singoli e della società di rivedere le preferenze di acquisto verso prodotti più sostenibili, efficientamento dei consumi ecc. ecc.
La formazione deve quindi essere una leva per l’apprendimento, il quale deve essere considerato un concetto chiave per la sostenibilità: l’obiettivo del singolo deve essere quello di un miglioramento costante per avere un buon impatto sull’ambiente che si configura come una risorsa comune e di estrema importanza in quanto tale.
Nel business questo si traduce nella capacità di un’organizzazione di adattarsi ai cambiamenti dell’ambiente circostante, riconoscendo il valore del capitale umano e delle relazioni tra individui e tra individui e ambiente, conducendo l’impresa ad un miglior posizionamento sul mercato. Modelli e iter produttivi sostenibili riescono a efficientare i sistemi di lavoro, riducendo tempo e risorse altrimenti sprecate, generando così vantaggi economici.
In virtù di quanto detto sarebbe molto interessante che l’approccio sostenibile fosse diffuso già nelle università, affinchè gli studenti possano essere preparati all’ingresso nelle aziende e siccome questo è un
processo che, una volta innescato non si arresta, risulta necessario porsi degli obiettivi (milestones) sostenibili e misurabili, lavorando così di strategia.
Abbiamo quindi una direttiva mondiale e nazionale? L’Agenda 2030 per lo Sviluppo sostenibile è il programma d’azione per le persone, il Pianeta e la prosperità sottoscritto il 25 settembre 2015 dall’Assemblea generale dell’Onu, ovvero dai governi dei 193 Paesi membri. I più recenti SDGs condividono obiettivi comuni su questioni cruciali, come la lotta alla povertà, l’eliminazione della fame e il contrasto al cambiamento climatico. Questi obiettivi riguardano tutti i Paesi e tutti gli individui, senza escludere o lasciare indietro nessuno lungo il percorso necessario per raggiungere la sostenibilità a livello mondiale.
Anche a livello nazionale abbiamo posto delle fondamenta importanti: nel marzo 2022 c’è stata una riforma della costituzione italiana, che ha visto la modifica dell’articolo 10 e dell’articolo 41. Nell’articolo 9 si afferma che “La Repubblica (…) tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni” e che “la legge dello Stato disciplina i modi e le forme di tutela degli animali”. Nell’articolo 41 si afferma adesso che “L’iniziativa economica privata (…) non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana, alla salute, all’ambiente” e che “la legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali e ambientali”.
Le basi dunque ci sono spetta quindi, a ciascuno di noi in un’ottica di sinergia con la società, attivarsi per un futuro diverso e “illuminato”.
Per spunti ulteriori su “A che punto siamo, con la sostenibilità?”, consulta il seguente link con il video di Apple che invita Madre Natura per una riunione sui progressi dell’azienda in materia di sostenibilità, https://www.youtube.com/watch?v=RMijv4xlXjo
Chiara Araudo, Training Project Manager, Mylia