Diffonderla per costruire valore sostenibile nel lungo periodo

Intervista a Giulia Tidona, Learning Manager, Deloitte

Come va? Che periodo stai vivendo dal punto di vista lavorativo?

Sono ancora convinta del fatto che la formazione sia un valore essenziale, che resiste ad ogni crisi, che forse è addirittura anticiclica: se ne ha più bisogno proprio nei momenti peggiori. Questa è l’idea che mi sostiene nei momenti meno ottimistici, quando mi manca l’aula e l’incontro fisico con le persone. Il virtuale è uno strumento potente da valorizzare al massimo ma la formazione si nutre anche di condivisione e socialità, dimensioni che spero possano tornare presto.

Qual è una domanda che ti stai ponendo da tempo per la quale non trovi una risposta?

Questo periodo, direi unico, ha messo in discussione una serie di certezze granitiche che hanno determinato una profonda trasformazione del nostro contesto lavorativo. La domanda che mi pongo alla quale non riesco ancora a rispondere è: cosa impareremo da tutto ciò? Quale sarà la cosiddetta lesson learned che ci interiorizzeremo come formatori e come lavoratori in generale?

Quale consiglio daresti a chi si approccia al tuo stesso lavoro?

Lavorare sulla costruzione di conoscenze e competenze solidi, personali. Valorizzare sempre confronto e condivisione ma anche studiare in forma individuale. Definire il proprio profilo a mio avviso è l’unico modo per restare ancorati ad un universo di senso all’interno del quale è possibile percepire l’utilità del proprio lavoro, il valore della formazione. Quest’ultima può cambiare improvvisamente le proprie modalità e metodologie ma non potrà mai prescindere da formatori efficaci e professionisti competenti.

Quale è la competenza trasversale “più rara” nelle risorse? E nei manager?

La competenza più rara all’interno di una organizzazione, e soprattutto nei manager, è la saggezza. Può sembrare un termine desueto, avulso rispetto al contesto aziendale ma non è così.

Anzi, al contrario.

La saggezza, intesa come capacità di tendere ad un bene comune, per la costruzione di valore umano, sostenibile anche sul lungo periodo è ciò di cui le organizzazioni hanno bisogno. Molti studi sociologici concordano nell’affermare che per vincere le cosiddette sfide della complessità sia necessario non più esercitare leadership ma, appunto, saggezza.

Trovo molto stimolante il concetto di saggezza applicato alla managerialità: è “allenabile” secondo te ed eventualmente come? Quello della saggezza o, per usare un termine che ha già una sua diffusione, della Wise Leadership, è un tema molto interessante per capire come le persone possono lavorare insieme in maniera virtuosa e come un leader possa determinare la loro motivazione personale, anche in funzione del benessere aziendale. Il modo in cui si può esercitare questa attitudine passa attraverso una serie di ambiti di azione:

  • Promuovere una cultura che premi l’elaborazione di un pensiero critico, non necessariamente allineato ai cosiddetti standard aziendali. Spesso nelle organizzazioni si ragiona per “aspettative di ruolo”. Questo può creare un sistema ordinato ma rischia di limitare curiosità e propensione al ragionamento.
  • Favorire l’autoconsapevolezza, la conoscenza di sé stessi e dei propri punti di forza (strenghts), ma anche dei propri bias. Utilizzare tale conoscenza per guidare il processo decisionale
  • Formare le persone sulle capacità di base per la comprensione di una realtà fatta di persone diverse e di dinamiche complesse: intelligenza emotiva, capacità di ascolto ma anche pensiero logico e creativo.

Se avessi una bacchetta magica che ti consentisse di intervenire su una variabile aziendale cosa cambieresti?

Se potessi cambiare qualcosa che ritengo strutturale non solo per un’azienda ma per il lavoro in generale, questa sarebbe sicuramente la formulazione dell’orario di lavoro. Ritengo completamente superato il tema della settimana lavorativa composta da 40 ore, intesa come rigido parametro. Flessibilità e gestione intelligente (smart) del tempo. Il tema del “lavorare meno lavorare tutti” è nuovamente uno dei più attuali nel mondo del lavoro e merita serie riflessioni.

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