Bilanciamento tra le due dimensioni e cosa rende un leader veramente tale
Il tema della leadership e della figura del leader sono stati analizzati moltissime volte e da più punti di vista, ma raramente si è riflettuto sulla differenza tra l’essere realmente un leader, e quindi essere riconosciuti come tali dal gruppo, ed essere ascoltati soltanto perché si ricopre un determinato ruolo di potere.
IL POTERE
In una dinamica di gruppo, il potere viene definito come la capacità di una persona di esercitare un’influenza verso gli altri, i quali saranno spinti a compiere azioni o effettuare cambiamenti in una data direzione. L’esercizio del potere, quindi, si manifesta attraverso la possibilità di taluni individui di influire sugli altri, ed è quindi evidente la necessità di porre una relazione interpersonale alla base di questa dinamica; una relazione che sarà caratterizzata da una persona che riesca ad influenzare ed un’altra disposta a subire tale influenza. Perché ci sono persone disposte a subire questo tipo di influenza?
La risposta può essere compresa analizzando due punti di vista diversi che riguardano il medesimo aspetto: la comunicazione.
Se da un lato l’analisi della struttura comunicativa ci consente di capire le condizioni sociologiche del soggetto che subisce l’influenza, dall’altro il modo attraverso il quale tale comunicazione avviene, ci fornisce un’idea della dimensione psicologica di quest’ultimo.
L’esercizio del potere, molto spesso, è legato alla possibilità, di colui che lo esercita, di punire o premiare le persone che intende influenzare, ad esempio gestendo in maniera iniqua sentimenti come l’approvazione. Altro metodo è la persuasione, cioè la capacità di convincere una persona a modificare volontariamente le proprie azioni e il proprio modo di essere, attraverso spiccate capacità espositive e argomentazioni convincenti.
Gli ambienti di lavoro sono caratterizzati di solito da una gerarchia, più o meno flessibile che sia, ma l’autorità insita nel ruolo di figure apicali non sempre legittima l’esercizio del potere stesso.
Tale legittimità, infatti, non dipende solo dal ruolo in sé, ma soprattutto dal tipo di comando impartito che deve essere coerente con i valori condivisi ed è necessario che questi ultimi siano stati interiorizzati dal gruppo al quale si rivolgono.
LA LEADERSHIP
La leadership viene definita come la posizione di preminenza con funzione di guida all’interno di un gruppo. Tuttavia, non esiste un modo universale di essere leader né il leader è necessariamente la persona più intelligente o preparata del gruppo. La sua superiorità, infatti, deriva dal potere delegato dal gruppo stesso ed è quindi la sua funzione a determinare il carisma, più che le sue doti personali.
Ci sono innumerevoli modi di esercitare la leadership, tutti riconducibili a due grandi stili diversi: quello orientato al compito, detto anche autoritario, e quello orientato al gruppo, anche detto democratico.
Il primo identifica un approccio incentrato sul risultato, secondo il quale il successo è misurato in base ai risultati ottenuti, con scarso interesse ai rapporti interpersonali all’interno del gruppo.
In questo caso il leader tenderà a valutare i membri attraverso giudizi molto negativi o molto positivi, concentrandosi su un linguaggio di tipo simbolico formato da un insieme di segni e regole logiche connessi in un discorso e manifestando la propria competenza attraverso un linguaggio tecnico-scientifico.
Il secondo stile di leadership, invece, è caratterizzato da un interesse verso i rapporti umani tra gli appartenenti al gruppo, al fine di creare un clima armonioso e disteso volto alla comprensione e all’accettazione reciproca. Un leader orientato al gruppo, pertanto, tenderà a valutare i suoi membri più o meno allo stesso modo, utilizzando un linguaggio analogico orientato alle relazioni affettive, privilegiando una gestione emotiva del gruppo stesso.
All’ora e ancora di più oggi, in un mondo aziendale dinamico, in continua evoluzione, volto al dialogo e alla dialettica tra i vari attori del mondo del lavoro, è fondamentale essere un leader riconosciuto dal gruppo per le proprie competenze tecnico-professionali e personali, e non un leader che rivendica il suo ruolo di eventuale potere solo per affermare le proprie decisioni. Diventa fondamentale, a questo punto, un continuo aggiornamento attraverso corsi di formazione sia per migliorare competenze tecniche già acquisite sia per svilupparne di nuove, senza trascurare quelle skill trasversali come capacità di ascolto ed empatia in modo da comprendere la situazione emotiva dell’altro ed immedesimarsi nel suo punto di vista.
Valeria Rasile, Delivery Center Specialist Forma.Temp, Mylia