Come migliorare la Retention attraverso il processo di Onboarding

  1. Il cambio di paradigma

È ormai un dato di fatto: il mercato del lavoro è cambiato!

Ce lo dicono le aziende, i manager, le indagini di settore, le ricerche di mercato, gli specialisti HR ma ce lo dicono soprattutto candidati ed employee.

È un mercato che ci vede tutti in corsa, aziende che, come atleti dopo un infortunio (il periodo pandemico), si rialzano e con ancora più fervore e competitività lottano per riprendersi i propri spazi, per raggiungere obiettivi sempre più sfidanti, per rendersi distintive agli occhi dei talenti, per innovarsi, per vincere la competizione.

Le stesse aziende che hanno compreso, soprattutto negli ultimi anni, che per poter raggiungere determinati risultati un atleta deve prendersi cura del proprio corpo – i collaboratori – del proprio stato d’animo – il clima organizzativo – del proprio ambiente – lo spazio di lavoro.

Ecco allora che diventa cruciale parlare di “experience” ed interrogarsi sulla soddisfazione dei propri candidati e collaboratori, rispetto alla proposta di valore e a quanto si sentano affiancati e sostenuti nel loro percorso lavorativo.

Tutto si concretizza per la prima volta nel processo di Onboarding!

  1. Guida ispirazionale al processo di Onboarding

All’interno del journey quella dell’onboarding è una fase che spesso non viene valorizzata, si tende a darla per scontata e a far affidamento alla naturale predisposizione delle persone ad adattarsi a situazioni e a cambiamenti nuovi, trascurandone l’importanza non solo per la nuova risorsa ma anche per l’azienda stessa.

Potremmo definirlo un primo lungo appuntamento e tutti noi sappiamo bene quanta emotività entra in gioco!

Il nuovo arrivato porta con sé, oltre al bagaglio di conoscenze e competenze, le proprie aspettative, speranze, sogni. Le aspettative sono strettamente legate al racconto che l’azienda ha fatto precedentemente, di sé come employer e qui torna imperante il concetto di employer branding, e alla descrizione del ruolo. La speranza è quella di trovare un ambiente di lavoro accogliente, collaborativo, inclusivo, sfidante, all’interno del quale poter portare il proprio talento (ognuno di noi ne ha uno!) e farlo fiorire.

L’azienda dal suo canto deve saper accogliere ma deve soprattutto saper accompagnare il lavoratore, lo deve equipaggiare dotandolo non solo di nozioni burocratiche e strumenti ma rendendolo partecipe di una visione, di un purpose, di una strategia e di uno scopo comune, di un assetto valoriale che, come una bussola, possano orientarlo nel suo percorso.

  1. Chi ben inizia… i vantaggi di un buon processo di Onboarding

Sono diversi i benefici che un accurato processo di Onboarding può generare: un welcome pensato e customizzato facilita l’ingresso e punta all’integrazione, favorisce lo scambio e la conoscenza tra colleghi, migliora la percezione di benessere e contribuisce ad accrescere sin da subito il legame con l’azienda, potenziando la retention e migliorando di conseguenza la produttività.

Le aziende che sosterranno l’importanza di coltivare il processo di onboarding saranno anche quelle che si ritroveranno a gestire meno turno-over, risparmiando sui costi di selezione (+26% nel 2017 a fronte di un aumento del 18% nel 2015 – stime internazionali) ed investendo il loro tempo nel miglioramento dell’experience dei propri collaboratori, attraverso la richiesta e la condivisione di feedback costanti.

Ed in termini di attraction? Avete mai pensato al processo di onboarding come leva attrattiva per la vostra organizzazione?

Noi di Mylia crediamo fermamente in tutto ciò ed ogni giorno ci impegniamo per rendere speciali i nostri INIZI!

Anastasia Santilli, Organizational Consultant, Mylia

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