Oggi siamo con Giulia Celi, stimata professionista attualmente operante come Risk Management Officer presso Fideuram – Intesa San Paolo.
Due anni fa ha superato con successo le selezioni per il Management Talent Program di Intesa, un’interessante iniziativa aziendale volta ad accrescere e valorizzare le competenze dei lavoratori, favorire la cultura meritocratica e rafforzare lo spirito di appartenenza, promuovendo così lo sviluppo professionale.

 
1. Ci racconti in cosa consiste l’iniziativa promossa dalla tua azienda e come si è svolta?

Il programma cui ho preso parte è un concorso interno a carattere internazionale rivolto ai dipendenti di Intesa senza limiti di età, da quest’anno esteso anche a tutti i dipendenti delle sue controllate italiane ed estere. Ha una durata massima di due anni e mezzo e prevede tre job rotation in diverse funzioni aziendali, di cui una da poter svolgere all’estero, secondo un percorso professionale scelto dal partecipante, contestualmente alla frequentazione di un Master in Banking Foundation presso l’Università Cattolica di Milano.

L’iter di selezione prevedeva tre fasi così strutturate: un iniziale test a tempo a carattere logico e psicoattitudinale con elementi di matematica finanziaria, un secondo step consistente nell’elaborazione di un case study di team da esporre al top management in competizione con altri team e, infine, un colloquio motivazionale con l’HR.

Una volta selezionata, ho voluto scegliere un percorso in ambito private banking e wealth management anche nelle controllate estere. Infatti, ho avuto l’opportunità di lavorare per sette mesi in Lussemburgo dove mi sono occupata, in ambito Compliance, della strutturazione del framework dei controlli. Qui ho vissuto un’esperienza fra le più significative e sfidanti del percorso anche perché presupponeva la conoscenza e l’utilizzo della lingua inglese e francese nella gestione di un progetto di cui ero project manager e, più in generale, di tematiche piuttosto delicate relative al business.

 

2. Cosa ti ha spinto a voler partecipare?

Oltre alla preziosa occasione di sviluppo di nuove competenze, mi ha spinto a aderire l’importanza che ho sempre dato all’idea di cambiamento.

Credo che il cambiamento non solo non vada vissuto passivamente ma anche che non sia sufficiente viverlo in maniera attiva; per me va affrontato con proattività, facendo in modo che la spinta proveniente dall’esterno si fonda con ciò che proviene dal nostro interno dando vita ad un flusso di crescita.

Perché solo il cambiamento consente di ampliare la tua visione generale sulle cose agevolando il superamento di bias personali e permettendoti, così, di sviluppare soluzioni innovative.

Inoltre, desideravo mettermi in gioco superando i miei limiti in questo iter selettivo così sfidante che, a prescindere dall’esito, mi avrebbe regalato un’importante occasione di crescita e confronto.

 

3. Qual è stato l’impatto che ha avuto su di te e quale aspetto della tua vita lavorativa pensi ne abbia beneficiato maggiormente?

Le valutazioni ottenute sull’andamento del mio percorso sono state positive e ciò ha consentito anche una forte crescita professionale ma, più di tutto, ritengo di aver sviluppato una spiccata capacità di adattamento. Basti pensare che le funzioni ricoperte con le job rotation differivano completamente l’una dall’altra tanto per area di interesse quanto dal punto di vista degli interlocutori e degli uffici, e che si sono avvicendate in un arco temporale abbastanza limitato. Si è trattato di esperienze relativamente brevi, in alcuni casi di soli sei mesi, in cui dovevi non solo adattare te stesso al nuovo ambiente ma anche farti conoscere, accettare e apprezzare umanamente e professionalmente nel ruolo da colleghi e responsabili sempre nuovi.

Questo ha fatto sì che sviluppassi una sempre crescente capacità di adeguamento alle novità, al punto che, ad oggi, io le affronti senza timori percependole non come un ostacolo ma come possibile opportunità.

Questa caratteristica ritengo sia oggigiorno indispensabile in aziende grandi e, soprattutto, mutevoli, come lo sono oggi la gran parte delle realtà data la rapidità delle interazioni esterne.

 

4. Quali consigli senti di poter dare a chi ci legge, tanto dal lato della popolazione aziendale quanto dal lato del management?

In linea generale il mio consiglio è quello di lavorare costantemente su determinazione, proattività e flessibilità come elementi chiave per la propria crescita.

Soprattutto, suggerisco di non temere la novità e il cambiamento, ad esempio in relazione a una proposta o un progetto in azienda, per paura di lasciare la propria zona di comfort lavorativa, per quanto consolidata e proficua essa sia.

Buttarsi con coraggio e affrontare una situazione nuova, con tutti gli elementi di incertezza o stress che potrebbero caratterizzarla, relazionandosi con stakeholder nuovi e con colleghi di diversa seniority, crea un’occasione fondamentale di apprendimento e di crescita lavorativa e personale.

Ai vertici di un’azienda dico di provare a creare questa tipologia di opportunità per i lavoratori, soprattutto perché consentono di acquisire sul campo nuove competenze e sperimentare anche un raffronto generazionale di idee e know-how.

Perché ciò non solo genera un valore prezioso per tutti ma consente anche di ispirare i dipendenti esortandoli a trovare in sé il coraggio di lanciare il cuore oltre l’ostacolo.

Sara Teoli, Delivery Center Specialist

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