Gli employee potrebbero trarre grandi vantaggi dalla propria presenza online eppure, spesso, la evitano. Quali sono i motivi di questa resistenza?

I social media hanno rivoluzionato la nostra società in maniera dirompente: hanno cambiato il nostro modo di interagire con le persone, di conoscerci, di comunicare, di restare in contatto.

Questo non accade solo nell’ambito personale ma anche in quello lavorativo. E’ cambiato anche il modo di presentarsi delle aziende e di raggiungere la propria audience. I social rappresentano oggi più che mai delle opportunità per creare relazioni di business a tutti i livelli, se utilizzati in maniera efficace e condivisa.

Ecco perché oggi vorremmo condividere alcune riflessioni e stimoli sul tema della Social Media Presence: in particolar modo mi riferisco alla presenza sui social delle persone che lavorano in azienda a tutti i livelli gerarchici indipendente dalla comunicazione istituzionale delle aziende stesse.

Tutti (o quasi) siamo presenti su LinkedIn: ma quanti di noi sono davvero attivi sul social media professionale per eccellenza e perché?

Se i benefici sull’utilizzo a livello professionale dei social sono evidenti, perché non riusciamo ad avere un’attività costante?

I benefici dei social per gli employee

Partiamo dall’analizzare quelli che sono gli aspetti “positivi” dei social media spesso sottovalutati o addirittura trascurati dai dipendenti delle aziende.

Relazioni: i social ci permettono di avere relazioni alla pari tra le persone a prescindere da ruoli gerarchici. Amplificano i nostri potenziali contatti e le modalità per entrare in relazione con loro. I social rappresentano un’area  liquida in cui l’autorità non esiste e in cui si parla tra persone: la relazione e la sua qualità diventano il centro di tutto ponendo le basi per relazioni professionali off line. I social ad esempio sono (o probabilmente dovrebbero essere) la fonte principale per la generazione di lead da parte della popolazione sales di ogni settore.

Learning: i social sono fonti di informazione e di conoscenza. Questo è possibile soprattutto grazie alla condivisione e all’azione attiva degli utenti. Pensiamo ad esempio a quando leggiamo un articolo condiviso da un collega o visioniamo un case study pubblicato da una persona del nostro network professionale.

Personal Branding: rappresentano uno strumento molto potente per costruire il proprio marchio personale. Avere un brand personale che comunica autorevolezza all’interno del proprio settore contribuisce a creare fiducia nell’audience generando, ancora una volta, i presupposti per fare business nel mondo reale.

Le resistenze degli employee

Spesso i benefici appena illustrati devono combattere con una serie di credenze limitanti che inficiano l’attività social.

Si tratta dei lati vissuti come più “ostici” dai dipendenti, come rilevato dal nostro Osservatorio Mylia: ogni anno attiviamo molti percorsi di formazione legati al tema dei social e nelle aule  osserviamo alcune costanti.

“Non fa parte della mia attività” Sono in molti a pensare che l’attività sui social sia da delegare e al dipartimento di Marketing. Nella realtà si tratta di uno strumento da cui tutti i ruoli aziendali potrebbero trarre vantaggio.  Pensiamo ad esempio a chi si occupa di acquisti: i social rappresentano un terreno fertile per scoprire nuovi fornitori e approfondire la conoscenza di quelli già noti.

“Non ho tempo” Non lo possiamo negare: i social richiedono costanza e continuità per raggiungere degli obiettivi professionali. Le relazioni on line sono particolarmente fragili e vanno costantemente curate. Questo è visto come un possibile limite da chi si attiva per qualche tempo pensando che questo basti ai propri scopi. Serve un’energia costante. Il “limite” si supera considerando la presenza on line come parte integrante del proprio to do giornaliero, non un di cui o un di più da fare in serata o in qualche ritaglio di tempo. Ha lo stesso valore delle altre attività quotidiane a cui siamo abituati.

“Temo di violare le policy aziendali” Si nota spesso un timore quasi reverenziale nell’utilizzo dei social con fini professionali. Il profilo che abbiamo sui social è infatti individuale mentre gli obiettivi professionali sono connessi al contesto lavorativo in cui siamo inseriti. Come evidenziano G. Fiammenghi e D. Marangon in Oralità digitale e Generation Lead:  Il profilo social “ha una sua forza in funzione dell’autorevolezza che riusciamo ad esprimere con le nostre competenze, esperienze e relazioni. Il che significa che le aziende se vogliono ottenere il massimo risultato dovranno lasciare spazio e libertà d’azione ai loro collaboratori. […]

Si tratta di lasciare fare empowerment alle persone, sapendo tra l’altro che in questo modo la “vita su LinkedIn” per gli individui diventa non solo attività lavorativa, ma anche una grande forma di engagement.” (Oralità digitale e Generation Lead di G. Fiammenghi e D. Marangon – Franco Angeli 2021)

“Non sono bravo a scrivere” Non regge nemmeno questa scusa. I social hanno modificato il nostro modo di comunicare: oggi prevale una nuova forma di comunicazione più rapida e sintetica rispetto alle forme di comunicazione scritta che abbiamo imparato nelle istituzioni scolastiche. Una forma che prende spunto dalla lingua parlata e che enfatizza gli aspetti emozionali e relazionali.

  1. Fiammenghi e D. Marangon parlano di Oralità Digitale, un insoluto connubio di oralità e scrittura in cui elementi complessi sono stati via via semplificati, per rendere più veloce e accessibile la comunicazione.

“Non si può non comunicare” recita il 1° assioma della comunicazione (postulato da Paul Watzlawick e dagli altri studiosi della scuola di Palo Alto): non essere presenti o attivi on line e non curare il proprio brand sui social equivale a comunicare qualcosa del tipo “sono pigro”; “sono poco attrattivo”; “non ho nulla da dire”.

Come fare in modo che aziende e dipendenti scoprano i benefici derivanti dai social

La lista delle credenze limitanti in questo ambito potrebbe essere più lunga ma ci fermiamo qui e vi chiediamo: cosa possono fare i dipartimenti di Marketing e di Comunicazione delle aziende per stimolare una presenza attiva sui social di tutti gli employee? E le Risorse Umane? E i responsabili?

Noi come dipendenti  invece come possiamo attivare delle relazioni efficaci sui social? Su quali leve puntare? Come restituire all’attività sui social una meritata dimensione quotidiana?

Ancora una volta forse dobbiamo riflettere sull’importanza delle azioni volte all’ingaggio e all’ empowerment delle persone in azienda.

Sara Crimeni, Learning Advisor, Mylia

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