La formazione alla base di un cambiamento comune e duraturo
Esiste una formula magica per avviare una Green Transition nella propria azienda?
Chi si presenta con un pacchetto “Sostenibilità” chiavi in mano scalfirà solo la superficie di ciò che è la vera Transizione Verde, avviandone solo una facciata. Per lo stesso principio di competitività e profonda differenziazione di business che ogni azienda ha verso i propri competitor, l’essere sostenibile va adattato al proprio modello industriale, al modello commerciale, al modello culturale (e via dicendo). Difficilmente una serie di iniziative può essere solo trasferita di azienda in azienda senza essere modificate, adattate, ritagliate su misura. Ecco perché la Sostenibilità non può essere copiata propriamente da altri, ma deve essere sviluppata all’interno della propria organizzazione e per il proprio contesto di riferimento.
Ci sono tuttavia dei cluster strategici che si possono seguire per parlare di transizione verde lavorando su una profonda evoluzione interna, e non solo:
- Digitalizzazione: verso quello che effettivamente è il mondo digital a 360°. Premessa importante per l’Industria 4.0, qui si parla non solo di ridurre il consumo di carta, ma di rendere gestibile digitalmente tutto ciò che riguarda l’organizzazione, aumentandone efficacia ed efficienza tramite appositi strumenti;
- Efficientamento Energetico: con la volatilità del costo dell’energia degli ultimi anni è un argomento diventato piuttosto comune. Si parla di uno studio specifico per aumentare l’efficienza energetica dei processi industriali (e non solo), andando a ridurre gli sprechi: può rientrare qui anche il concetto di revamping, ovvero l’ammodernamento di unità industriali obsolete (ma anche, e banalmente, lampade alogene) tramite l’implementazione delle ultime tecnologie;
- Energia Rinnovabile: l’attenzione per l’ambiente va anche verso le fonti energetiche utilizzate dall’organizzazione. L’argomento classico è l’implementazione di pannelli fotovoltaici sui tetti di Plant industriali e/o uffici, oltre che ad altri strumenti per l’autoconsumo ed eventualmente stoccaggio di energia elettrica. Una fonte d’attenzione anche verso i gestori dell’energia, che tramite specifica richiesta possono veicolare l’erogazione di energia certificata green per il proprio consumo: solitamente chi non ha possibilità di integrare con impianti ex-novo, integra con questi particolari accordi il suo impatto energetico verso l’ambiente;
- Economia Circolare: passaggio dall’economia lineare all’economia circolare, ovvero, si integra nella propria strategia produttiva la circolarità delle risorse ed i relativi scarti. Ciò che è di scarto per quello che è il business per un’organizzazione potrebbe essere una risorsa importante per altre, riducendo di conseguenza l’utilizzo di risorse naturali (o nuove risorse primarie) abbassando l’impatto sull’ambiente;
- Abbattimento delle emissioni: chi non ha mai sentito parlare di Carbon Footprint o Water Footprint? L’attenzione è particolarmente alta verso quelle che sono le emissioni di GreenHouse Gasses (GHG), anche se comunemente si parla di anidride carbonica equivalente (CO2e); il monitoraggio e la gestione con lo scopo di abbattere il più possibile questi quantitativi è uno dei primi impegni da considerare se si rientra nella sfera della rendicontazione di sostenibilità;
- Eco-Design: la progettazione di un prodotto è alla base di un impatto sostenibile, si passa dallo studio dei materiali, alla progettazione ed allo smaltimento. Lo studio approfondito considera l’intero ciclo di vita allo scopo di ridurre l’impatto sia durante la manifattura/costruzione del prodotto che a facilitarne il relativo smaltimento (si pensi all’evoluzione del packaging negli ultimi anni);
- Green Mobility: la mobilità dei propri dipendenti è un fattore importante, il fattore ‘giudicante’ riguarda le emissioni dirette che l’azienda deve rendicontare per quanto concerne i suoi stakeholder interni (ad esempio il parco auto a disposizione dei dipendenti). Si parla di green mobility quando, se il contesto lo permette, si attivano progetti di bike to work, car sharing, convenzioni dedicate con aziende di trasporto pubblico, organizzazione di bus navetta per i principali luoghi di riferimento (stazioni autobus o ferroviarie della città limitrofa);
- Green Procurement: l’interesse attivo e sostenibile per l’ufficio acquisti spesso e volentieri si trasforma in una nuova ottica di qualifica fornitori, la quale sfocia anche nel monitoraggio indiretto di una filiera produttiva di riferimento. Può ovviamente andare di pari passo con lo sviluppo di un eco-design specifico dei propri prodotti (ricerca nuovi fornitori) o può spostarsi verticalmente sull’ottenimento di certificazioni ed evidenze di basso impatto ambientale per i fornitori primari e/o secondari (sempre in un’ottica di qualifica per l’ottenimento di una certificazione di filiera);
- Green Supply Chain: la supply chain si sviluppa nell’ottica di ridurre l’impatto ambientale – ovviamente – allargando i confini ermetici aziendali ed andando verso quella che è effettivamente un’ottica di filiera. L’esempio classico è quello della logistica, ottimizzando gli spostamenti ed agendo sull’aumento di efficacia nei costi legati a materie prime, carburanti, energia in termini condivisi; altro esempio è la condivisione del materiale di packaging, utilizzando tipi di imballaggi ecosostenibili che facilitino sia l’operatività che lo smaltimento;
- Rifiuti & Riciclo: verticale molto più comune, associata spesso all’ISO 14001 già ampiamente diffusa sia a livello tecnico che culturale. Il taglio sul riciclo, seppur altrettanto importante, è meno diffuso, facilitando il primo passo da fare per aziende che vogliono essere sostenibili: ma mettere dei contenitori per la raccolta differenziata è tanto semplice quanto sapere come utilizzarli?
Conclusione
La transizione verde, o green transition, è un processo tanto semplice quanto complesso. L’azienda che vuole diventare più sostenibile, nel bene o nel male, ci passerà, iniziando prima di tutto un forte lavoro introspettivo e valutando attentamente i propri processi e la propria infrastruttura purché passibile di modifica. I passi successivi possono essere molti: dallo sviluppo strategico, alla ricerca di partner e/o finanziamenti, per infine arrivare alla messa a terra del progetto ed al relativo mantenimento nel tempo.
In tutti gli esempi citati, tuttavia, il filo conduttore è la formazione accompagnata ad un percorso consulenziale strutturato ad-hoc per andare a intervenire con efficacia e particolare efficienza su quello che può essere definito un processo di trasformazione profonda della realtà organizzativa: non solo nei termini più strutturali e processuali, ma anche nel cambiamento di una cultura che dovrà essere basata su valori come la responsabilità, l’efficienza e la sostenibilità nelle sue tre verticali.
Fabio Camilloni, Learning Designer