Intervista a Cathy La Torre, Avvocata, Attivista e Founder Studio Legale Wildeside Human First

 

1. Diversity, Equity & Inclusion: a che punto sono le aziende? quali passi avanti concreti sono stati fatti dal “tuo osservatorio” oltre le dinamiche di “washing”? 

Negli ultimi anni, le aziende hanno fatto progressi significativi in materia di DEI, anche se il termine più corretto da utilizzare oggi sarebbe Equità, che racchiude tutte le iniziative per la parità. Questo grazie a normative più stringenti e strumenti come la certificazione UNI/PdR per la parità di genere prevista dal PNRR.

Tuttavia, la vera sfida è trasformare gli impegni in azioni concrete, evitando il rischio di DEI washing, ovvero politiche adottate solo per fini reputazionali senza reali cambiamenti interni.

Dalla mia esperienza nel supportare le aziende nella certificazione, ho visto passi avanti su temi come gender pay gap, equità di carriera e conciliazione vita-lavoro, ma permangono resistenze culturali, soprattutto nelle prime linee di leadership ancora prevalentemente maschili.
Il cambiamento è in corso, ma il vero salto di qualità avverrà quando l’Equità non sarà più vista come un obbligo, bensì come un motore di valore e crescita sostenibile.

 

2. Perché è così difficile cambiare e quali azioni sono realmente efficaci per supportare le persone nei processi di cambiamento?

Il cambiamento organizzativo è complesso a causa di resistenze culturali e strutturali, come abbiamo visto, ad esempio: bias inconsci, modelli di leadership consolidati e stereotipi di genere. Inoltre, richiede un impegno a lungo termine e una trasformazione culturale e operativa.

Azioni efficaci per supportare il cambiamento includono:

1. La promozione della parità di genere e delle politiche di equità da parte della leadership.
2. Un piano di formazione e sensibilizzazione continuo su temi come: unconscious bias, equità di carriera e inclusione.
3. L’adozione di misure concrete, come: piani di carriera inclusivi, selezione equa e politiche di conciliazione vita-lavoro.
4. Trasparenza nelle comunicazioni per costruire fiducia e stimolare il senso di appartenenza al cambiamento

 

3. . Parliamo di molestie di genere all’interno delle organizzazioni. i dati sono allarmanti: quale è la consapevolezza delle aziende su questo tema? Come distinguere la goliardia dalla molestia??

Le molestie di genere nelle organizzazioni sono un problema diffuso e sottostimato, nonostante le normative più rigorose. La consapevolezza aziendale su questo tema resta insufficiente, in particolare per quanto riguarda la prevenzione e la gestione delle segnalazioni. Molte aziende hanno introdotto codici etici, politiche anti-molestie e procedure di whistleblowing, ma persistono resistenze culturali e difficoltà nel riconoscere la gravità di certe situazioni.

Un errore comune è minimizzare comportamenti inaccettabili, confondendoli con goliardia. Tuttavia, la distinzione si basa sul consenso e sull’impatto che questo comportamento hanno sulla persona destinataria.

Le nuove generazioni, come la Generazione Z, sono più sensibili a queste tematiche e riconoscono più facilmente la differenza tra un commento innocuo e una molestia o microaggressione. Le aziende devono quindi assumersi la responsabilità di creare ambienti di lavoro sicuri e rispettosi per tutti.

 

4. A tuo avviso le persone nelle aziende sono felici? E di cosa avrebbero bisogno in questo momento storico?

La felicità nelle aziende è un tema complesso e non può essere ridotto a indagini di soddisfazione. Nonostante una maggiore consapevolezza sul benessere organizzativo, molte persone si sentono ancora sotto pressione, demotivate o esaurite. Le aziende devono rispondere ai bisogni di un ambiente di lavoro
più equo, rispettoso e che permetta un sano bilanciamento tra vita privata e lavorativa, soprattutto per chi ha carichi di cura (genitori o caregiver).

Le persone non cercano più solo uno stipendio dal loro lavoro, ma anche una fonte di opportunità e benessere. Le aziende che rispondono a questi bisogni non solo trattengono e attraggono i talenti, ma diventano più innovative, produttive e competenze.
Un’azienda con persone felici funziona meglio.

Intervista a cura di Sara Crimeni, Branding & Engagement Coordinator

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