Intervista a Ludovica Pellizetti, Grenke locazione srl, People&Culture Employer Branding Specialist.
L’Employer Branding è la chiave per costruire un’immagine solida e attraente per combattere il fenomeno delle Grandi Dimissioni, aumentando la retention e il wellbeing aziendale.
Per questo motivo Mylia, ha progettato il corso interaziendale dal titolo “Employer Branding: Dalla Brand Identity all’Employee Experience”, con l’obiettivo di fornire strumenti chiave per guidare le aziende nella gestione del talento in una visione a lungo termine. I partecipanti hanno avuto l’opportunità di condividere momenti di confronto e partecipare a laboratori dedicati in un viaggio di sei incontri per trasformare il processo HR in un’esperienza significativa.
Abbiamo voluto intervistare alcuni partecipanti dei corsi che si sono conclusi per approfondire l’esperienza formativa cui hanno partecipato.
1. Perché hai partecipato ad un corso sull’employer branding?
Perché l’Employer branding è sempre di più la frontiera sulla quale investire per assicurare la prosperità delle nostre aziende. Ho la fortuna di lavorare in una azienda, GRENKE Locazione, che è davvero un best place to work. Personalmente, sentivo il fortissimo bisogno di dare voce in maniera efficace a tutto ciò che qui c’è di buono, sistematizzando intuizioni e acquisendo strumenti mirati per sostenerle in maniera metodica. Da sempre mi muovo su quella linea sottile che separa – o meglio, unisce – il mondo della comunicazione con quello delle Risorse Umane. È un’attitudine innata, alcuni lo chiamano talento. Per coltivarlo e rafforzarlo, in un mondo che come sperimentiamo quotidianamente viaggia velocissimo, ho scelto di partecipare a un corso che potesse fornirmi coordinate chiare e una cassetta degli attrezzi ad hoc.
2. Perché l’EB è così importante oggi?
Rispondo prendendo in prestito parole non mie, ma in cui credo profondamente. “Non si può non comunicare” e, contemporaneamente, “ciò che non comunichiamo non esiste”. Le aziende, mai come oggi, sono chiamate a prendere posizione. A schierarsi, a dichiarare ciò che sono e ciò in cui credono. E devono farlo con voce chiara, distinguendosi dal coro, e in maniera coerente – pena un costante mismatch tra le aspettative di dipendenti/candidati e la realtà dei fatti. Viviamo in un’epoca in cui si è ribaltato quello che era il tradizionale rapporto azienda-persone: non è più l’azienda a detenere il lusso della scelta, bensì sono le persone a scegliere (e non solo una volta, ma costantemente) dove vogliono lavorare. L’azienda – con la sua cultura organizzativa, i suoi valori, la possibilità di integrare i diversi ruoli di vita delle persone, i benefit che offre – è diventata come mai prima un vero e proprio prodotto sul mercato. Per sopravvivere e prosperare, deve farsi conoscere, scegliere, apprezzare, promuovere.
3. Come pensi si evolverà l’Employer Branding e più in generale Employee Experience nelle aziende italiane?
Viviamo nell’epoca dei dati, dell’accesso alle informazioni, della misurabilità degli impatti. Le nuove generazioni, in particolare, invocano “verità” e “prove”. Sono generazioni che ci “mettono la faccia” e per le quali l’autenticità assurge a valore primario. Ho la sensazione che l’Employer Branding e l’Employee Experience saranno sempre più data driven, quindi supportati da ricerche di mercato e strumenti di costante misurazione, oltre che profondamente imparentati con la dimensione dell’Engagement e dell’Employee Advocacy. Sento che le strategie di Employer Branding vincenti saranno quelle che davvero sapranno raccontare in maniera autentica le aziende attraverso la voce delle proprie persone: i testimonial più credibili. I nuovi KPI saranno Keep People Informed, Keep People Involved, Keep People Interested, Keep People Inspired.
4. In generale quali sono i punti di forza di un corso interaziendale? E quali gli eventuali punti di debolezza?
Personalmente ho fatto esperienza esclusivamente di punti di forza. Il confronto, la condivisione di best practice, il pensiero critico non possono prescindere da background differenti. Prospettive diverse, anche su tematiche comuni, portano ricchezza al dialogo e a mio avviso stimolano l’innovazione. Senza contare la forza del networking, output potente e a lungo termine di questo tipo di corsi.
5. Quali sono le tematiche del corso che sono state per te più interessanti e perché?
Ho trovato tutte le tematiche trattate estremamente interessanti così come i diversi format proposti (alternanza di lezioni interattive a meet up laboratoriali). Più di tutto, ho apprezzato l’impostazione generale del corso. Lezioni realmente pratiche, strumenti concreti, metodologie scalabili e anche soluzioni chiavi in mano da replicare in azienda. La promessa del corso è stata mantenuta a pieno, superando le mie aspettative.
6. Cosa ti porti a casa da questa esperienza formativa?
In primis mi porto a casa la consapevolezza – grazie a Giuseppe Caliccia soprattutto – che la creatività senza dati funziona (forse) solo nel mondo dell’arte. E poi, forte degli input di Roberta Zantedeschi, sono sempre più convinta che in un mondo digitalizzato quello che resiste agli algoritmi è e resterà la relazione. L’Employer Branding vincente si basa su una connessione quanto più autentica possibile con il nostro target di riferimento. Mantenere le promesse è una strategia vincente.