Intervista a Maria Teresa Sica, Senior EMEA HRBP Sud Europa di Oracle.
Come va? Che periodo stai vivendo dal punto di vista lavorativo?
Sfidante, ovviamente, ma al contempo stimolante – perché la pandemia, nonostante le grandi difficoltà da un punto di vista umano e sociale, ha accelerato e reso indispensabile un fortissimo cambiamento nel mondo del lavoro che chiama noi responsabili delle Risorse Umane a esserne protagonisti/e.
Come sta cambiando il tuo lavoro?
Il cambiamento era già in atto da qualche anno ma il contesto come già detto ne ha accelerato la velocità.
La direzione delle Risorse Umane, oltre a curare il benessere delle persone che lavorano, deve essere sempre a supporto del business nell’affrontare nuove sfide e cercare nuove declinazioni a tale supporto:
basti pensare all’impegno nel contribuire a costruire e divulgare la cultura d’impresa, elemento distintivo in cui le persone possano riconoscersi, la brand awareness, la formazione, la corporate citizenship, la valorizzazione delle diversità e la promozione di programmi di inclusione. Per non parlare dei processi di digitalizzazione e dell’applicazione dell’intelligenza artificiale per andare incontro alle necessità dei dipendenti.
Quale è a tuo avviso la competenza trasversale “più utile” in questo periodo storico? E perché?
Ce ne sono molte: apertura all’innovazione, creatività, spirito di iniziativa, empatia…tutte indispensabili.
Quale è la competenza trasversale “più difficile” da allenare e perché?
L’ascolto come forma attiva di comunicazione perché richiede una buona dose di empatia.
Quale è la competenza trasversale “più rara” nelle risorse? E nei manager?
Perseguire attivamente il cambiamento perché comporta uscire dalla propria “comfort zone”.
Cosa hai imparato dalla gestione dei progetti complessi?
La complessità è ricchezza, è ascolto, valorizzazione del contributo di tutti che può e deve essere molto diverso: allena all’inclusività, e soprattutto favorisce la creazione di una forte rete di collaborazione tra le persone, salda le relazioni professionali, che sono poi indispensabili per perseguire gli obiettivi aziendali.
Secondo te le persone nelle aziende sono felici? E di cosa avrebbero bisogno in questo momento storico?
Dipende da quanto le aziende sono modernamente organizzate e dal livello delle politiche e dei servizi che offrono ai propri dipendenti. In alcuni settori, come in quello della tecnologia, in cui opera Oracle, questa esigenza di creare benessere – sia perché è giusto, sia perché indirettamente “fa bene al business” – è più sentita che in altri. Abbiamo, ad esempio, condotto un’indagine in collaborazione con Workplace Intelligence, una società di consulenza e ricerca per le risorse umane, da cui è emerso che il 2020 è stato l’anno più stressante di sempre per i lavoratori di tutto il mondo. La pandemia ha aumentato lo stress, l’ansia e il rischio di burn-out per le persone di tutto il mondo, che oggi più spesso si trovano a combattere con problemi quali ansia e depressione. Le Direzioni Risorse Umane trovano nella tecnologia un forte alleato nel raccogliere, leggere i dati e sopperire alle necessità dei dipendenti, con un approccio alla employee experience che cerca di dare risposte individuali a bisogni individuali. Questo si traduce in sapere ascoltare, essere empatici, inclusivi e aiutare ciascuno e ciascuna a trovare la propria “felicità” o comunque andare incontro ai loro bisogni di persone e lavoratori.
Quali ostacoli incontri sulla strada della realizzazione dei progetti di L&D?
Con il mio team da anni lavoriamo proficuamente alla formazione, prevalentemente formazione finanziata dove, a parte la complessità della macchina amministrativa, la sfida è stata quella di portare in azienda programmi di formazione non convenzionali legati al benessere psico-fisico, alla efficacia personale, alla sostenibilità, all’ambiente, alle tematiche di diversità e inclusione. Oggi questi sono diventati i filoni che riscuotono più interesse soprattutto tra le nuove generazioni, perché sono le più attente al fatto che come azienda, in Oracle, ci prendiamo cura di loro, della società e – in certo qual modo – anche del pianeta.
Cosa rifaresti nel tuo percorso lavorativo?
Tutto, perché quello che sono oggi, professionalmente e umanamente, è frutto del mio passato, esperienze difficili comprese. Tutto quello che viene elaborato assume un senso che aiuta nel proprio percorso professionale a trovare delle risposte. Per questo non saprei quali consigli dare, in particolare: ogni storia professionale è diversa, ognuno di noi affronta le cose in un modo strettamente personale e che dipende anche dalla sua storia.