Intervista a Filippo Poletti

Top voice ufficiale di LinkedIn Italia, dal 2017 cura su LinkedIn una rubrica giornaliera dedicata ai cambiamenti nel mondo delle professioni. Il suo profilo è stato inserito da WikiMilano tra i protagonisti della metropoli italiana. Speaker e giornalista professionista ha collaborato con oltre 30 testate nazionali. Si occupa di relazioni pubbliche e comunicazione aziendale, ha collaborato come autore con diverse case editrici. Tra i suoi i libri Tempo di IoP: Intranet of People, Grammatica del nuovo mondo, MBA Power: innovare alla ricerca del proprio purpose, Ucraina: grammatica dell’inferno. Al suo attivo anche diverse esperienze come formatore in aziende, istituzioni e business school.

Recentemente hai pubblicato il tuo libro “Smart Leadership Canvas”, che sta ottenendo un grande successo, congratulazioni! Hai sottolineato l’importanza per i leader di combinare il lavoro umano con l’intelligenza artificiale, se avessi l’opportunità di parlare a tutti i manager in questo momento, quali consigli vorresti dare loro su questo argomento?

«Direi di coltivare tre caratteristiche: la prima è la prontezza. Il leader deve farsi trovare pronto rispetto a una serie di scenari alternativi. In fondo, i grandi viaggiatori da Marco Polo nel Medioevo (lungo la via della seta) a Cristoforo Colombo nel Quattrocento, a Ferdinando Magellano nel Cinquecento (con la circumnavigazione del globo) ci insegnano l’arte della prontezza di fronte alle situazioni impreviste. La seconda caratteristica dei leader così come dei grandi viaggiatori è la serendipità, ossia la capacità di fare scoperte. Ricordate la storia di Serendippo, il paese con cui nell’antichità si indicava lo Sri Lanka? Il re Giaffer ha 3 figli a cui fa il dono della conoscenza ossia di viaggiare nel mondo. Questo viaggio di formazione diventò in Italia, nel Cinquecento, un libro di Giovanni Armeno. Leggendo questo libro, nel Settecento, lo scrittore inglese Robert Walpole coniò il termine serendipity, serendipità in italiano. La serendipità è la possibilità di fare tante scoperte ed è quello che deve saper fare il leader 5.0. Terza e ultima caratteristica del vero leader è la capacità di engagement: un’organizzazione moderna si trasforma solo se l’intera azienda si sente a bordo. Il leader deve ingaggiare i collaboratori, far in modo che “si fidanzino” con l’azienda. Per questo diciamo che il leader di oggi, oltre al cervello, deve avere un grande cuore rivolto alle persone. Prontezza, serendipità e capacità di engagement fanno di un leader un vero leader».

Quali sono le prospettive che prevedi per l’integrazione dell’intelligenza artificiale nella formazione? Quali benefici potenziali vedi in questa sinergia e quali potrebbero essere le sfide o gli aspetti negativi da considerare?

«Può fare e sta facendo tanto. Pensiamo alla formazione “customizzata”, ossia alla proposizione di percorsi mirati. Non tutti abbiamo bisogno di imparare le stesse cose. L’intelligenza artificiale, pescando da “banche di lezioni” molto ampie, è in grado oggi di proporre contenuti mirati, monitorando anche l’avanzamento nell’apprendimento. In merito ai rischi, dobbiamo ricordarci che le reti neurali generative ragionano stasticamente: la bontà del dato iniziale è fondamentale per ottenere risultati significativi».

Tu un umanista e il professore Ferraris un docente in economia: come mai hai deciso di scrivere un libro insieme a lui e quali aspetti vi uniscono?

«Abbiamo cercato di fare la differenza facendo la somma: un “poliumanista” e un economista si sono uniti per dare vita a un nuovo canvas dedicato alla leadership ai tempi dell’intelligenza artificiale. Nel libro sono presenti le testimonianze di professionisti con formazione differente, perché siamo convinti che l’intelligenza artificiale impatterà tutti coloro che lavorano».

Come pensi che AI cambierà il modo id lavorare e su che attività impatterà maggiormente?

«Avremo tutti un coach a bordo campo. Dobbiamo immaginare l’intelligenza artificiale come un assistente che ci permetterà di accelerare il nostro modo di lavorare. Nasceranno IAvenditore, IAconsulente, IAcommercialista, IAcostruttore, IAagricoltore, IAmedico e così via».

Nel libro parlate di interazione uomo/macchina, cosa può fare il leader in tal senso? Parlate dell’area del cervello: quali sono le azioni pratiche che un leader dovrebbe promuovere?

«Il passo da compiere in quest’area dovrà essere la riflessione su come si vorrà promuovere l’innovazione, fondamentale per raggiungere i risultati e gli obiettivi aziendali. Innanzitutto, andranno definite le attività formative necessarie per i collaboratori affinché possano sviluppare o migliorare le capacità e competenze necessarie a far fronte all’innovazione tecnologica. Per massimizzarne i benefici, queste andranno adattate in base alle specifiche necessità formative di ogni persona. In base alla composizione della propria forza lavoro potranno essere pensate attività formative di diverso tipo e con diverse modalità: corsi di formazione interni, corsi online, workshops pratici, attività di mentoring e coaching, formazione incrociata, partecipazione a seminari e conferenze, simulazioni (anche nel metaverso) e role play, formazione tecnica, laboratori creativi. Successivamente andrà definita la strategia di comunicazione da adottare. Occorrerà stabilire come verranno veicolate le informazioni inerenti all’innovazione tecnologica e il processo di cambiamento dal management ai collaboratori e viceversa, favorendo così un ambiente partecipativo dove le informazioni possano essere trasmesse fluidamente. Infine, si dovranno progettare alcune attività di supporto. È infatti quasi fisiologico che alcuni collaboratori incontreranno maggiori difficoltà durante il processo di integrazione con la tecnologia».

Le testimonianze che hai fatto si possono riassumere in categorie o emergono dei tratti comuni dei leader?

«Anzitutto la “vista da 10 decimi”. Penso al vicepresidente Barilla, che mi ha parlato dello sviluppo naturale di Barilla nei mercati con la presenza sempre più diffusa nel mondo. Penso a Corrado Passera, CEO illimity, che si concentra sulla leadership innovativa adottata in Olivetti, in Poste, in Intesa Sanpaolo e in illimity, la banca per le piccole e medie imprese. Penso a Luca Vignaga, CEO di Marzotto Lab, che si sofferma sulla “leadership a elicottero”. La seconda caratteristica che accomuna i grandi leader che ho incontrato è l’orecchio assoluto: tutti ascoltano attentamente il mercato e, in particolare, i clienti, da Vincenzo Esposito, CEO di Microsoft Italia, alla presidente Cristina Zucchetti a Simone Mancini, CEO di Scalapay. La terza e ultima caratteristica è la capacità di realizzare grandi sogni».

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