Il punto di vista di Cigierre – Compagnia Generale Ristorazione
Intervista ad Anna Dalle Ceste, Talent Acquisition Manager, Cigierre – Compagnia Generale Ristorazione
Quali tendenze prevedi per il futuro del recruitment?
Credo che il recruitment andrà sempre più verso una logica data-driven e personalizzata. Stiamo assistendo a un’evoluzione che mette davvero il candidato al centro: non più solo CV e colloqui, ma un’esperienza completa, costruita grazie alla tecnologia e ai dati. L’intelligenza artificiale, se usata bene, ci aiuta a ottimizzare i processi, velocizzare il matching e migliorare la comunicazione.
Allo stesso tempo, ci sarà sempre più attenzione alla sostenibilità del processo di selezione: penso a trasparenza, inclusione del candidato.
Puoi spiegare cos’è il recruiting marketing e come si differenzia dal recruitment tradizionale?
Il recruiting marketing è l’anima strategica del processo di attrazione: significa portare nel mondo HR i principi del marketing, per attrarre le persone giuste, con i messaggi giusti, nei canali giusti. A differenza del recruitment tradizionale, che parte dal bisogno urgente di coprire una posizione, il recruiting marketing lavora in anticipo: coltiva l’interesse, costruisce una relazione, stimola una scelta consapevole.
È un po’ come se il candidato ci conoscesse prima ancora di cercare lavoro e magari ci scegliesse proprio per quello che comunichiamo come azienda.
Quali strategie di marketing utilizzate per attrarre i migliori talenti?
Cerchiamo di essere il più possibile autentici. Usiamo molto il social recruiting, con contenuti coerenti ma adattati ai diversi pubblici.
Facciamo spesso test su immagini, titoli e parole chiave per capire cosa coinvolge davvero.
Un’altra leva importante è il modo in cui costruiamo l’annuncio: deve parlare al candidato, non all’ufficio HR.
E poi c’è la parte tecnologica, che stiamo perfezionando: vogliamo che la nostra piattaforma e gli strumenti digitali siano davvero al servizio del candidato e del suo percorso, rendendo tutto più fluido e accessibile.
In che modo l’employer branding influisce sul recruiting marketing?
Sono due facce della stessa medaglia. Il recruiting marketing vive e funziona solo se c’è un employer branding forte, coerente e credibile. È quello che fa sì che una persona si ricordi di noi anche dopo mesi, che clicchi sul nostro annuncio invece che su un altro, che arrivi al colloquio con la sensazione di conoscerci già.
È un lavoro che si fa ogni giorno, dentro e fuori l’azienda: non solo su come comunichiamo.
Quali sono le principali sfide che incontri nel recruiting marketing?
Una sfida importante è gestire i bias, da entrambe le parti: sia i bias umani di chi seleziona, sia quelli, meno visibili ma presenti, degli strumenti tecnologici.
Per questo abbiamo recentemente rilasciato, all’interno della nostra piattaforma Academy Go Digital, un corso interno dedicato alle pari opportunità nella selezione: è un percorso pensato per chi fa colloqui nel nostro gruppo, con l’obiettivo di allenare uno sguardo più consapevole, inclusivo e oggettivo possibile.
Un’altra sfida è distinguersi in un mercato saturo: pochi si differenziano. La chiave è essere coerenti con quello che si è davvero, non solo con quello che si vuole comunicare.
Intervista a cura di Sara Crimeni, Branding & Engagement Coord., Mylia